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Le isole Tremiti: le perle dell’Adriatico

Le isole Tremiti, conosciute anche con il nome di Isole Diomedee, sono legate al mito dell’eroe greco Diomede che, secondo la leggenda, a seguito della distruzione di Troia, sarebbe approdato su queste coste dopo non poche peripezie per mare. Qui vi sarebbe anche morto ed i suoi compagni, affranti dal dolore per la perdita del valoroso eroe, sarebbero stati trasformati da Afrodite in uccelli notturni, le diomedee appunto, affinché con il loro lamento tanto simile al pianto di un bambino, potessero piangere in eterno sulla tomba del condottiero.

Sono cinque le isole che compongono questo meraviglioso ed incontaminato arcipelago facente parte del Parco Nazionale del Gargano. San Domino e San Nicola sono le isole più grandi  e costituiscono il nucleo principale in cui si concentrano bar, ristoranti e strutture ricettive. Il Cretaccio, Capraia e Pianosa sono isole disabitate, brulle e straordinariamente selvagge. Pianosa è riserva marina integrale quindi,  per avvicinarsi alla costa, sarà necessario richiedere un permesso speciale. Io sono arrivata a San Domino con un aliscafo da Termoli. Cinquanta minuti di navigazione o un’ora e quindici se si arriva con il traghetto per ritrovarsi in un luogo incontaminato e lontano dalla confusione. Il porto in cui arrivano tutte le imbarcazioni si trova a San Domino e quest’isola è a sua volta collegata a San Nicola da taxi boat che tanto di giorno quanto di sera (luglio e agosto) fanno la spola da un’isola all’altra. Tutte le isole sono vicinissime tra loro ad eccezione di Pianosa che dista 12 miglia marine da San Domino (circa 22 km) e che quindi non è visibile da alcun punto panoramico. Io consiglio di dormire a San Domino perché qui si concentrano le spiagge e le strutture ricettive e di  lasciare una mezza giornata libera per visitare la bellissima Isola di San Nicola che è tanto  interessante da un punto di vista storico ed artistico ma di fatto non ha spiagge.

San Domino

Che dire di questo Paradiso in terra? Sembra incredibile che in Italia ci siano ancora luoghi risparmiati alla speculazione edilizia e selvaggia e che siano ancora appannaggio di tutti e non di una ristretta cerchia elitaria. San Domino, l’isola più densamente abitata si fa per dire, ha poche abitazioni ed una fitta vegetazione composta da lussureggiante macchia mediterranea e da straordinarie foreste di pini d’Aleppo. Per raggiungere qualsiasi punto della costa dovrete attraversare meravigliosi sentieri circondati da pinete.

Il sentiero per arrivare a Cala Matano

La straordinarietà del luogo in cui vi trovate è percettibile non appena mettete piede sull’isola. Vedrete poche macchine in circolazione, sono consentite solo quelle dei residenti, e sarete circondati da tantissimo  verde e da un profumo intenso ed inebriante di pini. Sullo  sfondo l’unico rumore è il frinire incessante delle cicale. Sull’isola vi è un’unica spiaggia di sabbia, Cala delle Arene, attaccata al porto ma con acqua trasparente e cristallina. Per il resto, l’isola è rocciosa e la discesa in mare avviene dagli scogli. Munitevi di  pinne o scarpe da scoglio e di scarpe comode per raggiungere tutte le spiagge e le calette della costa. Il mare è splendido con tonalità che vanno dal turchese al verde smeraldo ed i fondali sono ricchi di pesci. Portate una maschera così da poter fare snorkeling. Io mi sono ritrovata a nuotare vicino a banchi di saraghi. Forse erano un centinaio! Gli amanti delle belle ed intense nuotate potranno fare interessanti scoperte. La costa infatti è caratterizzata da insenature, calette, faraglioni, pareti rocciose a precipizio sul mare, numerose grotte marine e scogli dalle forme bizzarre. Non avrete che da stupirvi e meravigliarvi! La costa dell’isola ha un perimetro di 10 km e gli appassionati di nuoto come me possono percorrere a nuoto tutta la costa senza problemi. Io con tre/quattro nuotate ho percorso tutta l’isola a nuoto. Comunque, a parte queste bizzarrie, per conoscerla appieno è consigliabile un’escursione in barca. Molti luoghi suggestivi non sono raggiungibili via terra: così la grotta del bue marino a Sud o la  grotta delle viole ad est e poco distante lo scoglio dell’elefante con la proboscide protesa in acqua ed in procinto di abbeverarsi, o ancora la splendida baia dei Pagliai attorniata da una decina di monoliti a forma piramidale che ricordano tanto i coni di paglia sparsi nelle campagne in estate.  L’isola di San Domino offre panorami e scorci sul mare davvero straordinari. Vi consiglio quindi di esplorarla anche via terra passeggiando lungo i sentieri che costeggiano il mare. Particolarmente bella è la passeggiata che arriva al villaggio punta del Diamante a Nord dell’isola e da cui è possibile ammirare dall’alto la bellissima cala dei Pagliai con l’imponente parete di roccia calcarea bianchissima  e che rende il mare  di un azzurro caraibico.

Cala dei Pagliai

La prima spiaggia che ho visto durante il mio soggiorno è stata Cala degli Inglesi. Su questa meravigliosa insenatura  sorge un bel villaggio del Touring Club perfettamente mimetizzato con la natura e dotato di tutti i comfort, compresi ombrelloni e sdraio disposti su pedane sistemate sulla roccia. Proprio a Cala degli Inglesi è visibile un promontorio basso e particolarmente aspro dove vi consiglio di andare con scarpe comode poiché ad un certo punto la roccia presenta un grande buco da cui l’acqua del mare entra grazie ad un’apertura subacquea formando così una vera e propria piscina naturale.

La piscina naturale sul promontorio di Cala degli Inglesi

Noi, dopo averla individuata da terra, l’abbiamo raggiunta a nuoto dalla baia vicina e posso dire che, una volta arrivati vicino basta nuotare qualche secondo in immersione per  ritrovarsi all’interno di un contesto meraviglioso. Da Cala dei Benedettini, un’insenatura rocciosa con mare splendido, abbiamo invece raggiunto a nuoto una grotta il cui ingresso è preceduto da un arco naturale imponente e molto suggestivo ed abbiamo raggiunto poco più in là la meravigliosa grotta delle rondinelle. Si tratta di una grotta con doppio ingresso particolarmente bella. 

Cala dei Benedettini

Da Cala degli inglesi o da Cala dei Benedettini potete ammirare un magnifico tramonto sul mare!

Tra le spiagge più note segnalo Cala Matano dove potete sistemarvi in una piccola baia con sdraio ed ombrelloni o sugli scogli prendendo a noleggio una sdraio. Da questa bella insenatura io ho raggiunto a nuoto alcuni dei luoghi più belli e suggestivi dell’isola. A circa 500 metri circa, infatti, mi sono trovata davanti allo Scoglio dell’elefante con la proboscide protesa in acqua e  poco più avanti sono entrata nella meravigliosa Grotta delle viole, così chiamata per il colore violaceo dovuta alle alghe calcaree che tappezzano le pareti della grotta a pelo d’acqua. Questa grotta è straordinaria perché è caratterizzata da un tunnel con uscita su quella che una volta era un’altra grotta ma la cui volta con il tempo è crollata andando a creare  una sorta di piscina naturale. Altra bella spiaggetta che consiglio è Cala Tamariello. Da qui è facilmente  raggiungere a nuoto la strabiliante Cala dei Pagliai. La cala con la sua lingua di sabbia bianchissima è  protetta da un’imponente falesia ed è caratterizzata dalla presenza di numerosi faraglioni, uno dei quali ha un’apertura nella roccia da cui è possibile passare. In assoluto è il luogo che più mi ha colpito!

Imperdibile la Grotta del Bue marino. Si tratta di una cavità rocciosa lunga circa 70 metri in cui l’acqua all’interno, grazie al gioco di luce creato dal sole, assume una tonalità di azzurro intenso. Io ci sono arrivata grazie ad una bella nuotata di circa 1 km dalla Cala dell’Architiello.

Isola di San Nicola

Come dicevo all’inizio dell’articolo, ritagliatevi una mezza giornata per visitare l’Isola di San Nicola. Avvicinandosi all’isola con la barca si è colpiti da subito dalle alte pareti rocciose che si elevano verticali sul mare da ogni lato. Solo la parte dell’isola rivolta verso San Domino (la zona della marina dove si arriva) presenta una pendenza più dolce verso il mare. Proprio per questo motivo è l’unico lato su cui è stato costruito un muro di difesa, alti torrioni di guardia e rampe di risalita. Gli altri lati dell’isola sono protetti dalle alte scogliere ed in posizione inattaccabile dalle scorrerie piratesche. L’isola, nota anche come la “Montecassino dell’Adriatico”, è sovrastata dall’imponente abbazia fortificata di Santa Maria sopra il mare e circondata da alte mura di cinta. Per posizione e per difesa sarebbe stato un luogo inespugnabile ed imprendibile ma così non è stato. Si racconta che nel 1321 i pirati dalmati, grazie ad uno stratagemma, riuscirono ad entrare dentro le mura con il consenso dei monaci che vi abitavano, a trucidare i monaci e a depredare l’abbazia di tutte le sue ricchezze. I pirati dalmati si finsero pescatori cristiani e raccontarono che un  loro compagno era morto durante una disgrazia in mare e che era necessario seppellirlo. In realtà si trattava di un imbroglio. I monaci ingenuamente credettero a questo racconto ed acconsentirono a celebrare le esequie. Una volta all’interno delle mura, i finti pescatori, al segnale convenuto, estrassero dalle loro tasche un pugnale uccidendo così i monaci inermi ed indifesi. Tutto  il favoloso tesoro di San Nicola finì nelle stive delle navi corsare. Questo evento così funesto ebbe una tale eco che per molti anni l’isola rimase completamente disabitata.

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L’isola ha una forma allungata, con pareti a picco sul mare ed una costa frastagliata. Meravigliosi sono i panorami sul mare e sulle isole. Da qui infatti si ha una bella visuale sull’isola del Cretaccio, su Capraia e su San Domino. La parte dell’isola che più mi ha colpito è la cosiddetta “tagliata”, ossia una strada scavata nella roccia e costruita dai monaci benedettini in un punto in cui l’isola si restringe andando quasi a spaccarla in due. I monaci utilizzavano questa via per recarsi nella zona rimanente dell’isola che certamente veniva utilizzata come orto e dove coltivavano quanto necessario alla propria sussistenza secondo la regola dell’ “ora et labora“. Qui sono visibili cisterne di raccolta di acqua che servivano proprio a questo scopo. Oggi il pianoro non è più coltivato ed è ricoperto da macchia mediterranea ed arbusti secchi ma posso immaginare come potesse essere nel medioevo: un giardino incantato sospeso a 100 metri sopra le limpide acque sottostanti!

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