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LE GOLE DEL BIEDANO

Se siete desiderosi di vivere un’avventura in un luogo straordinario da un punto di vista naturalistico e storico, questa è la meta giusta per voi! All’interno del parco regionale Marturanum, nella Tuscia Viterbese, vi sono numerosi percorsi naturalistici ed archeologici. In questo articolo vi parlo del sentiero n. 1 che percorre le gole del Biedano ed è noto come il “Sentiero dei valloni”. Il percorso in questione, percorribile solo a piedi, parte dal borgo medievale di Barbarano Romano e termina a Blera, altro borgo medievale vicino. Entrambi i luoghi sono situati su un pianoro tufaceo di origine vulcanica e sono solcati su un lato da un profondo canyon scavato nei millenni dal lento e continuo lavorio del fiume Biedano che scorre in basso, a circa 50 metri di profondità.

Il sentiero naturalistico si snoda lungo il tortuoso fiume ed è situato all’interno della forra. Dovrete, quindi, scendere di parecchio. Ma andiamo con ordine!

Informazioni pratiche

Prima di tutto è necessario essere vestiti adeguatamente: abbigliamento comodo e scarpe da trekking o stivali impermeabili. Il sentiero costeggia quasi del tutto il fiume ma in alcuni tratti dovrete guadarlo. Per questo motivo le scarpe da ginnastica non sono adatte. Il percorso è da evitare nei periodi di forte pioggia per ovvi motivi. Tutto il tratto è lungo circa 5 km (10 andata e ritorno), difficoltà media ma assolutamente fattibile per i bambini che qui si divertiranno. Essendoci salite e discese ovviamente il tempo necessario è di circa 3/4 ore per ammirarlo con serenità ed un paio di ore per ritornare ( io ho impiegato circa tre ore all’andata ed un’ora e mezza al ritorno, andando però in questo caso a ritmo serrato e senza fermarmi). Fatte queste premesse, lasciate la macchina a Barbarano Romano (potete anche fare il percorso inverso, partendo da Blera) ed entrate nel centro storico del paese. Dopo aver attraversato Porta Romana, camminate per circa 250 metri sulla via principale finché non troverete alla vostra sinistra la scalinata di Porta Canale, attraversate la porta e scendete il percorso a gradini fino ad arrivare alla base del masso tufaceo. Vi troverete alla congiunzione di due percorsi e seguite l’indicazione per Blera. Da qui finalmente potrete inoltrarvi nel vallone del Biedano seguendo le indicazioni per le Mole.

Ruscelli, laghetti, cascate, antiche mole ed il ponte del Diavolo

Una volta all’interno provate ad alzare gli occhi al cielo! Sarete sopraffatti dalla vista delle due imponenti pareti tufacee scavate dal fiume che scorre al centro e meravigliati dalla rigogliosa vegetazione intorno. Non esagero se dico che sembra di essere all’interno di una foresta pluviale per quanto è fitta e primordiale la natura intorno. Felci, muschi e licheni ricoprono i massi tufacei e si attorcigliano ai pioppi, agli ontani e alle querce. Il silenzio è rotto di tanto in tanto dal fruscio degli alberi e dal gorgoglio dell’acqua il cui corso crea cascatelle, laghetti e ruscelli. Le pareti di tufo in alcuni tratti si restringono lasciando passare con difficoltà la luce del sole. Alcuni tratti sono perlopiù in ombra. Ma non è solo la bellezza paesaggistica a colpire.

Lungo il percorso vi sono numerose vestigie di attività umane, in primis i ruderi di antiche mole, ossia mulini che venivano utilizzati per macinare il frumento servendosi della forza motrice dell’acqua. Ve ne sono ben quattro a distanza di circa 300/400 metri l’una d’altra. In realtà della prima mola rimane ben poco. Le altre invece, pur essendo ruderi, sono poste in uno scenario meraviglioso e vi sembrerà di vivere un’avventura. Dopo la prima mola, sulla destra si apre una profonda grotta detta “il grotton del mostro” per le pareti molto alte, non è però accessibile. Ma è dalla seconda mola che si susseguono paesaggi incantevoli che vi lasceranno a bocca aperta. La seconda mola è caratterizzata dalla presenza di un laghetto dalle acque limpide dove quel che rimane dell’antica diga si riflette perfettamente nell’acqua.

La terza mola è quella più scenografica per la presenza di due cascate che vengono giù dalle aperture della diga e vanno a formare un laghetto. Ma prima di arrivarci dovrete guadare il fiume in un punto in cui si allarga! Niente di complicato purché abbiate le scarpe impermeabili.

A questo punto attraversate la mola (salite sul ponte che vi consente di andare sull’altro versante) e svoltate a destra. Dopo circa 20 metri vi troverete davanti ad un lungo cunicolo scavato nel tufo e che serviva per deviare le acque in eccesso dalle pale del mulino. Percorrete tutto il cunicolo ed una volta fuori voltatevi a guardare i resti dell’antica mola dall’alto.

Dall’alto, la visuale sulla terza mola è meravigliosa. Per me è lo scorcio più bello in assoluto.

Come dicevo all’inizio, vi è una quarta mola poco distante altrettanto bella e suggestiva.

Ma le sorprese non finiscono qui! Vi imbatterete in altri laghetti dalle acque limpide, ruscelli, in una grotta molto profonda scavata dall’uomo per estrarre pietre ed infine davanti al Ponte del diavolo. Fu costruito dai Romani nel I secolo d.C. per poter oltrepassare il fiume e poter così accedere alla via Clodia. Proprio in questo tratto, parallela al Biedano, passava l’antica via romana che partiva da ponte Milvio a Roma e terminava a Saturnia (per questo motivo era conosciuta anche con il nome di via delle terme). Il ponte a schiena d’asino, ha un arco centrale largo 7,80 metri e due archi laterali più piccoli di 2,85 metri. È un’opera ingegneristica notevole ed esiste da ben duemila anni. In Italia ed in Europa ci sono numerosi “ponti del diavolo”. L’appellativo risale al medioevo, periodo in cui essendosi persa la capacità ingegneristica dei Romani, si riteneva che opere così ardue e capaci di sfidare secoli, intemperie e piene dei fiumi, non potesse che essere opera di un’entità soprannaturale. Si ok, ma perché a questo punto non chiamarlo ponte divino invece che ponte del diavolo? Qui viene in soccorso la leggenda, pressoché identica ovunque vi sia un ponte antico, secondo il diavolo avrebbe realizzato il ponte in una sola notte a patto di possedere in cambio l’anima degli abitanti del luogo che però sarebbero riusciti a gabbare il diavolo con artifizi vari e disparati (sul punto la fantasia popolare varia da luogo a luogo).

Poco oltre si trova il ponte moderno, ben più alto ed in cemento armato, costruito nel 1937 e che consente di attraversare il fiume e di immettersi sulla via Clodia. Sulla destra invece si intravede in alto il borgo medievale di Blera, punto di arrivo del nostro percorso. In verità io non ho fatto in tempo a salire sul paese di Blera per ragioni di tempo, dovendo rifare il percorso a ritroso ed evitare che diventasse buio.

Il Parco del Marturanum è ricco di sentieri archeologici e naturalistici. Qui vi ho parlato solo del sentiero numero 1 che attraversa le gole del Biedano ma poco distante ve ne sono altri che attraversano antiche vie cave e necropoli etrusche. Sono luoghi imperdibili, sicuramente da visitare nello stesso giorno o meglio ancora in un altro. La necropoli San Giuliano è famosa perché qui, su una parete in tufo, è scolpito in rilievo un lupo che sbrana un cervo. Si tratta della tomba del cervo. Varie sono state le interpretazioni date al rilievo. Secondo alcuni studiosi il lupo rappresenterebbe Roma ed il Cervo l’Etruria. L’immagine è così suggestiva da essere diventata immagine simbolo del Parco Marturanum.

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