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La città perduta: Galeria antica

Verrò a parlare di varie città, ma senza distinguere fra grandi e piccole: il fatto è che alcune erano importanti nell’antichità e poi, in gran parte, sono decadute, altre, notevoli ai miei tempi, prima invece erano insignificanti; io, ben consapevole che la condizione umana non è mai stabile e immutabile, le ricorderò senza fare distinzioni. ERODOTO “STORIE”

Continua il tour tra i borghi fantasma del Lazio. Dopo l’articolo relativo alla “città fantasma” di Canale Monterano, è la volta di Galeria antica. Il fascino che promana dalle rovine dell’antico borgo lo si deve in parte al mistero che si cela dietro l’abbandono da parte dei suoi abitanti e in parte al luogo in cui esse si trovano. La città, infatti, si sviluppava su un imponente sperone di roccia tufaceo ed era naturalmente protetta su tre lati dalla profonda forra scavata dal torrente Arrone che scorre in basso e, dal lato di accesso al borgo, da una cinta muraria tutt’oggi ben visibile. Il contesto naturale è meraviglioso. In alto i ruderi e la fitta boscaglia ed in basso un sentiero che costeggia il sinuoso torrente. Da qui sono visibili i resti di un’antica mola, alcune tombe etrusche e l’alto sperone di roccia scavato nei millenni dal corso dell’acqua. Mentre visitavo il luogo riflettevo sulla fragilità dell’uomo e sulla precarietà delle vicende umane. Alla natura bastano solo due secoli per riappropriarsi degli spazi e spazzare via quanto costruito dall’uomo!

Le rovine dell’antico borgo

Anche le origini del borgo sono avvolte nel mistero. La presenza di una necropoli a livello del torrente Arrone e di una via scavata nella roccia, la c.d. “tagliata”, fanno propendere per l’origine etrusca. Ad avvalorare questa tesi è anche l’esistenza di un’iscrizione in marmo su un rudere che faceva riferimento alla famiglia etrusca dei Tarconte. Purtroppo qualche anno fa è stata “portata via” da tombaroli senza scrupoli. Nel medioevo è feudo degli Orsini, nel 1600 all’incirca passa agli Odescalchi ed infine nella seconda metà del 1700 alla famiglia marchigiana dei Manciforte. Di tutto questo arco temporale solo un evento in nostro possesso sembra degno di nota. Pare che nel 1321 il borgo sia stato saccheggiato dagli Orvietani e che alcuni marmi da questi saccheggiati siano stati utilizzati per costruire il meraviglioso Duomo di Orvieto.

Il mistero si infittisce con riguardo alle cause dell’abbandono e al conseguente oblio del borgo. Pare che i suoi abitanti siano letteralmente fuggiti dal borgo nel 1809 abbandonando oggetti personali, utensili, attrezzi da lavoro e persino carri contenenti cadaveri che con ogni probabilità avrebbero dovuto seppellire fuori dalle mura. Si racconta, infine, che i cadaveri siano stati rinvenuti cinquant’anni dopo e solo in quel momento abbiano avuto degna sepoltura. Probabilmente a far fuggire gli abitanti fu una epidemia di malaria. Questa sembra una spiegazione più che plausibile: sotto il borgo scorre il torrente Arrone le cui esondazioni con conseguenti ristagni d’acqua potevano ben causare il proliferare delle zanzare responsabili della malaria.

Tanto basterebbe a rendere il luogo inquietante e misterioso. Senonché a creare ulteriore suspense, esiste una leggenda secondo cui nelle notti d’inverno e durante le piene del torrente, di tanto in tanto, si faccia vivo lo spirito vagante di un abitante del luogo morto durante l’epidemia di malaria. Pare che si aggiri tra le rovine del borgo antico in sella ad un cavallo bianco e, confuse con il sibilo del vento ed il fruscio degli alberi, si udirebbero lamenti rivolti alla donna amata.

Nel 1999 è stata istituita la riserva naturale di Galeria antica. Le rovine dell’antico borgo sono completamente avviluppate da una fitta e rigogliosa vegetazione che cresce spontanea da ormai duecento anni così da essere un luogo particolarmente interessante dal punto di vista storico e naturalistico. Quel che resta in piedi è un insieme confuso di muri diroccati e ricoperti di edera, di edifici scoperchiati con all’interno imponenti alberi, porte e finestre che accedono nel nulla o che affacciano nel vuoto sottostante dove scorre il torrente Arrone. Meravigliosa l’immagine del tronco di una quercia che si è insinuato tra le rovine di un arco e si è ricongiunto all’altra metà ricomponendolo perfettamente. A creare questo luogo magico e misterioso sono bastati solo duecento anni d’oblio!

Girovagando tra le rovine è molto difficile immaginare come potesse essere la città in origine. Le uniche cose riconoscibili, nonostante siano comunque ridotti a ruderi, sono le due porte di accesso alla città, le mura perimetrali dell’imponente palazzo baronale all’ingresso del borgo ed un campanile. La chiesa invece è completamente perduta.

Dopo aver visitato il borgo in alto, scendete dove scorre il torrente Arrone. Il paesaggio intorno è straordinario. Vi lascio un video.

Come arrivare

Galeria antica si trova poco distante dalla moderna cittadina di Santa Maria di Galeria. Dista da Roma 46 km e 20 km dal lago di Bracciano. L’accesso all’area delle rovine avviene oltrepassando un cancello privato. Lasciate la macchina sul bordo della strada e attraversate il cancello a piedi. Seguite un viale acciottolato finché non vi troverete sulla vostra sinistra un edificio e davanti a voi le indicazioni per i ruderi. L’ingresso è gratuito.

Considerazioni conclusive

Galeria è un luogo che versa in condizioni precarie e fragili. Purtroppo, come tutti i luoghi incustoditi, non è stata risparmiata da saccheggi e dai vandali che hanno imbrattato i ruderi con scritte di vario tipo. Alcuni ghirigori sembrerebbero addirittura riconducibili a rituali satanici. Si racconta, infatti, che per decenni si siano svolte messe nere e sedute spiritiche. Un luogo così straordinario non merita incuria né di essere alla mercé di barbari che, poco amanti della natura o del bello, imbrattano muri o semplicemente lasciano “sporcizia” al loro passaggio. Come possiamo evitarlo? Parlandone e diffondendo la conoscenza del luogo. Più visitatori ci saranno più sarà semplice sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di un suo recupero e della sua salvaguardia.

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